“Le stavo cercando nel canestro di vimini dove trasporto i miei perché, ma c’erano solo guanti, guanti lisi e delle forbici. Nelle mie mani solo qualche impressione ma nessuna immagine che facesse ricomporre il loro senso e nemmeno il profumo del grano mietuto ne ricuciva il ricordo. Come è potuto accadere che perdessi il mio passato e tutti quanti i gesti di cui era vestito…. sebbene vi transiti accanto non sento più il tepore che custodiva il viso, e nessuna parola da quelle labbra. Eppure mi accompagnavano ogni sera lungo il cammino che conduceva al sogno.
Giorni fa le stavo cercando nel canestro di vimini… le ho guardate senza nominarle come fanno i Toltechi scoprendo altri simboli: ci sono dei perché che nessun cesto può contenere, appartengono all’Universo, possiamo solo accarezzarli”.