I paesaggi del Perugino hanno dialogato con la nostra anima, accarezzata da un vento freddo di tramontana che impastava i verdi e gialli dei campi sottostanti, e i celesti delle acque e dei cieli con le parole di Talil Sorek che abbiamo pronunciato in cerchio.
I colori ci hanno accompagnato nella acciottolata salita e come un fuoco che a poco a poco riscalda hanno favorito l’allegria e la spensieratezza lungo i boschi, le pievi e il tempio di Giano, dove quell’essere bifronte lo abbiamo incontrato in un albero spaccato in testa. Varcando di porta in porta gli attimi del nostro presente ci siamo ritrovati seduti nell’anfiteatro di Beverly Pepper a riflettere sulle parole di Sant’Agostino che parla dell’anima come un soffio di vento che si riveste di memorie, di attenzioni per l’ora vivente e di attese future.
Poi, ci siamo contati ed eravamo gli stessi disegnati in una icona dove i religiosi del santo interpretavano la vita monastica come un unico cuore e un’unica testa.