Appena imboccato l’ultimo sentiero tra le bellissime rupi del Fersinone ne ho avvertito la presenza. Con l’animo colmo di meraviglia è uscito un grido, misto tra esultanza e pericolo. Il fiume era sotto lo strapiombo  che brillava rumoreggiante,  ed io ero lì, nella buca del diavolo! Mi sono accasciato e ho guardato in silenzio verso la luce, fuori. Il diavolo non c’entrava niente, ma … era la consapevolezza di sentirsi addosso il peso di un’eredità. Qui hanno abitato, prima che la storia incominciasse ad essere scritta, esseri umani ed io, là dentro, ho perso la misura del tempo. Mi sono sentito uno di loro, con gli stessi ‘abiti’, la stessa fame, la paura e la gioia. La buca del diavolo mi ha fatto capire che, per quanto differenti siano le persone, permangono invariati nei millenni alcuni elementi che danno senso a chi lotta per contrastare le disuguaglianze.

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