I° Tappa: Piegaro-Montegabbione. 

Note tecniche: Lunghezza 21 km; dislivello 850 metri. È il percorso più impegnativo, non solo per la lunghezza e il dislivello ma anche per dei tratti su sentierini e roccia, quindi è un E rafforzato (sentiero escursionistico con qualche difficoltà). Passando per il fiume occorre attraversare dei piccoli guadi.  NOTA: qualora le esigenze lo richiedano è possibile scegliere tratti più agevoli.

Si parte dal borgo di Piegaro, e attraversando le antiche porte medievali si incontrano le strutture di maggior rilievo; poi si affronta una campagna collinare dove i coltivi alternati ai boschi qua e là aprono squarci di paesaggi dominati dalla stretta valle sottostante. C’è un mosaico di colori stagionali ora verdeggianti ora marroni,  che si affiancano ai profili ondulati dei rilievi che in questa parte del percorso sovrastano l’orizzonte. Dopo pochi chilometri si prende la Via dell’Acqua e degli Antichi Mulini che costellavano lo Ierna, un fosso torrentizio conosciuto per la sua cascata e per le suggestive ‘borghe’. Poi, salendo di quota, il Paesaggio si apre a scenari sempre più ampi. Interessanti le radure che intercettano il nostro cammino, danno respiro al  senso di libertà che si diffonde spontanemante dopo essere usciti dalle ‘forre‘. Notevole è l’impressione quando si scollina, Perugia sembra vicina ma anche i lontani Sibillini soprattutto se ammantati di neve. Ci aspetta poi un antico castelliere,  e altre cornici come la ‘Porta Trasimena’ di Greppolischieto che ci fa assaporare i mille volti dei Paesaggi del Divin Pittore. Saliremo quindi a Montarale, punto più alto del nostro cammino (854 metri s.l.m.) passando per le balze, molto panoramiche, degradanti attraverso un’ampia vallata che si congiunge al Monte Peglia (verso Orvieto). Lassù c’è tutto il Paesaggio che ispirò il Perugino, quindi per una ampia e gradevole strada maestra ci si avvia verso Montegabbione, uno degli ultimi avamposti  settentrionali della Provincia di Terni.

II° Tappa: Montegabbione – Città della Pieve. 

Note tecniche: Lunghezza 19 km; dislivello 360 metri. Percorso E, discretamente lungo, con un guado, che in caso di impraticabilità può essere evitato con un percorso alternativo.

In questa tappa che porta alla patria del Perugino si attraversano i borghi medievali di Montegabbione e di Monteleone. Qui ci fermeremo in una terrazza paroramica che guarda la Chiana romana, e i monti retrostanti le prime colline che si innalzano al di sopra del castello di Fabro fino al Rufeno, oltre il quale da una parte c’è l’alto Lazio e dall’altra la bassa Toscana. Dopo Monteleone c’è una lunga carrareccia che attraversa l’antica linea di costa dove il paleo-fiume versava le sue acque nell’antico mare. Il percorso è lungo ma tranquillo.

III° Tappa: Città della Pieve – Paciano. 

Note tecniche: Lunghezza 18,5 km; dislivello 450 metri. Percorso di tipo E, dove la parte più impegnativa è il tratto che risale il torrente,  per i piccoli guadi e per dover passare in luoghi molto naturali e poco frequentati dalle persone. NOTA: è possibile seguire un sentiero alternativo che fiancheggia il torrente.

Città della Pieve è il centro abitato più importante dell’intero Cammino,  con numerosi punti di interesse per visitare i quali occorre un tempo dedicato. Si abbandona la città per inoltrarsi nella campagna con i paesaggi che si susseguono e prendono forma. Arrivati al fondovalle, a seconda della stagione, si risale o si affianca un piccolo torrente. Il luogo consente di prendere contatto non solo con le piante ripariali che vengono lasciate al loro destino naturale ma anche di osservare come il fiume abbia preso forma da un substrato di argilla e roccia sedimentaria. Poi nel salire sulla sommità della collina si arriva a radure ondulate, oltre le quali emergono i monti più alti. I chilometri proseguono verso il Monte Pausillo con incredibili scenari sul Trasimeno, la Valdichiana e i monti Cortonesi. Si procede poi verso Paciano che venne costruito ai piedi del Monte Petrarvella dove si narra ci fosse un tempio dedicato al dio Giano.

IV° Tappa: Paciano – Santuario di Mongiovino. 

Note tecniche: Lunghezza 17 km; dislivello 450 metri. Percorso di tipo E.

Da Paciano per un vecchio sentiero si giunge al colle di Giano, un ciuffo d’alberi scompigliati che sembrano i capelli del dio. Il tempo di riprendere fiato e si va nell’altro versante che guarda la Valnestore e la valle del Cestola con Montarale che fa da sponda e Montepetriolo che emerge come un fiordo sul mare. Panicale merita una sosta non solo per un caffè ristoratore, ma anche per passeggiare sulla via sopra le mura, è un belvedere che fa apparire a due passi il Trasimeno. Si riparte per il bosco della Lupaia, un querceto che offre momenti rigenerativi e di relax prima dello strappo finale e la discesa verso il Santuario di Mongiovino.

V° Tappa: Santuario di Mongiovino – Mugnano. 

Note tecniche: Lunghezza 18 km; dislivello 500 metri. Percorso di tipo E.

Prima di partire, entriamo nel Santuario di Mongiovino,  e nella penombra, seduti, rimaniamo in silenzio ad ammirare. Nella prima parte della giornata ci troveremo come in groppa ad animali da soma lungo i dossi disegnati dai campi da cui fanno capolino i campanili delle Chiese  come quella di Fontignano, dove il Perugino si era ritirato per sfuggire alla peste che stava dilagando nei centri maggiori, ma invece della salvezza trovò la morte. Dalla Chiesa dell’Annuziata parte una lunga salita fino al culmine del monte dove sorge un castello, dal quale si ammira uno dei panorami più belli dell’intero Cammino.  Il tratto successivo è un percorso rilassante in ‘quota’ prima di affrontare la discesa che attraversa rigogliosi boschi e ci condurrà a Mugnano la ‘città’ dai muri dipinti. .

VI° Tappa: Mugnano – Pietrafitta. 

Note tecniche: Lunghezza 18 km; dislivello 500 metri. Percorso di tipo E.

Questa è la tappa dei cinque borghi: Mugnano, Agello, San Martino dei Colli, Montepetriolo e Pietrafitta. Un percorso dove l’occupazione del territorio da parte dell’uomo è più marcata senza tuttavia cadere nell’eccesso, nemmeno là dove sono state aperte le ‘ferite’ per estrarre lignite. Ed è a Pietrafitta che termina questo Cammino, di fronte al Museo Paleontologico. Con la sua carica simbolica ricorda come il Paesaggio, nel quale il Perugino ci ha accompagnato, non rappresenti un semplice fattore estetico, ma un processo che ha una storia,  e va considerata per poterla amare.